Il “viaggio della coppia” le cinque tappe dell’amore

RIFLETTEREINSIEME

Ama te stesso. Se non puoi amare te stesso, non potrai amare nessun altro. E se tu non riesci ad amarti, chi potrà mai farlo. Quando non c’è amore né rispetto per il proprio essere, la vita diventa un deserto, perché solo attraverso l’amore e il rispetto si impara a suonare l’arpa del proprio cuore. OSHO

Si parla spesso della differenza tra innamoramento e amore:

Ma sapevi che le fasi della coppia sana sono in realtà ben cinque, ognuna con le sue sfide?


L’amore romantico, si sa, non può durare per tutta la vita. La buona notizia è che la disarmonia che lo segue, con i suoi conflitti, è una fase di evoluzione preziosa che può portare la coppia a diventare ancora più coesa.

Secondo alcuni autori, a partire dall’americana Susan Campbell che nel 1980 scrisse il celebre “The Couple’s Journey- Il viaggio della coppia“, le fasi che un solido amore deve attraversare sono ben cinque.

Se una coppia non affronta le sfide poste da ciascuna fase corre dei rischi: il più naturale è la rottura, oppure la disarmonia permanente (un danno forse peggiore).

Ecco le fasi e le sfide di ciascuna tappa del viaggio d’amore:

L’idillio.  È la fase dell’innamoramento, in cui è forte la voglia di vedersi, di coccolarsi. È il momento dello stupore, della meraviglia di ritrovarsi simili; su questo momento sono state create migliaia di poesie, canzoni, opere d’arte di ogni genere, perché rappresenta la liberazione di tutte le energie psicofisiche. Nella fase dell’idillio si pensa che l’altro sia perfetto e non si sente il desiderio di cambiarlo. Proprio da qui si origina la prima sfida: combattere l’illusione. In questa tappa si pensa che tutto andrà bene naturalmente, senza bisogno di impegnarsi, ma non è vero! Inevitabilmente, con il proseguire della relazione, si scateneranno dei conflitti grandi o piccoli. Molti amori si arresteranno qui, per incapacità di accettare la fine dell’illusione. Riconoscere ed evitare questo pericolo può sembrare facile, ma nella pratica veniamo mossi dalla ricerca dell’idillio in modo inconsapevole e potremmo non capire fino in fondo che cosa motivi il nostro agire, creando false scuse.


Le lotte di potere. Questa seconda fase è pervasa da un senso di delusione. Si inizia a pensare che il partner non è proprio come ce lo si aspettava o che sia cambiato rispetto all’inizio della vostra storia. Si tratta di una fase di lutto, un funerale dell’illusione. Una delle reazioni tipiche, proprio simile a quella che si ha di fronte a una notizia luttuosa, è dunque la negazione. Nel nostro caso, la negazione prende le vesti di questo ragionamento: ” Se combatto posso cambiarlo“. Si tenta così, affilando le armi, di trasformare la propria relazione “difettosa” nella relazione ideale che desideravamo e di cambiare la persona che amiamo. La sfida di questa fase è riconoscere due verità: la prima è che in questa lotta non esistono vincitori, ma solo perdenti; la seconda è che non si può cambiare l’altro, neppure con titanici sforzi. Se entrambi i partner si impegnano nelle sfide proposte, la relazione può continuare.


La stabilità.  Si tratta di una fase che può essere anche lunga: è il periodo in cui i partner iniziano ad accettarsi per quello che sono. Capiscono inoltre che l’altro non è la soluzione a tutti i bisogni, la panacea di tutti i mali, il cerotto di tutte le ferite. I conflitti non sono scomparsi, ma sono attenuati dai compromessi, da una volontà costruttiva. Questa fase, come la prima, è creativa perché la coppia si apre al mondo e inizia a sperimentare, pur rimanendo insieme, molte altre possibilità di accrescimento dall’esterno. Ritornano la famiglia e le amicizie, gli interessi che si erano trascurati. La sfida di questa fase si basa sull’ennesima illusione da combattere: non è vero che, da questo punto in poi, la pace è raggiunta e le cose non cambieranno più. Non è vero che la strategia che si è trovata per appianare i conflitti varrà per sempre, continuerà a funzionare. Un pericolo di questa fase è anche la tentazione di rinunciare a importanti cambiamenti, come un nuovo lavoro o altro, per paura che questo possa rovinare la stabilità raggiunta. Sarebbe un torto a se stessi ma soprattutto non impedirebbe a futuri e inevitabili conflitti di sorgere.


L’impegno.  Questa fase rappresenta il naturale proseguimento della precedente. Vi è infatti il raggiungimento della piena coscienza e ci si arrende del tutto all’idea di dover accettare il partner per quello che è. Ci possono essere momenti di tensione, ma non si tenta più di cambiare l’altro. Si inizia, anzi, a pensare di cambiare se stessi. In questa fase si sviluppa un amore profondo, soddisfacente e ricco di sorprese. La tentazione da combattere in questa fase è l’isolarsi nuovamente dal mondo, come all’inizio, e pensare la coppia come un’entità autosufficiente, un’isola felice in mezzo al nulla.


La co-creazione.  Questa fase è contraddistinta da un amore al suo stadio più alto perché si dirige in tutte le direzioni: sia all’interno della coppia che al di fuori. In questa fase i partner si impegnano, di solito, in attività volte a migliorare la società o a offrire creatività al mondo. Il rischio di questa fase sta nel permettere che l’impegno per gli altri assorba talmente tanto le energie da non concedere alla coppia i naturali momenti privati. In ogni caso, il raggiungimento di questa fase corrisponde anche alla crescita interiore della persona, in quanto dal raggiungimento degli obiettivi egoistici delle prime fasi si passa alla gentilezza, alla saggezza e al dono propri degli esseri umani maturi.

Non resta che augurare a tutti di raggiungere questa stupenda quinta fase con la persona che amate!


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