Sappiamo superare un abbandono?

Nessuno riesce a legare un tuono, e nessuno riesce ad appropriarsi dei cieli dell’altro nel momento dell’abbandono. (Luis Sepúlveda)

Sarà capitato a molti di essere lasciati. Quando accade cerchiamo sempre le cause, ma questa non è mai la soluzione al malessere: vediamo insieme come superare l’abbandono.

Ma allora, come vivere il trauma da abbandono? Lui, o lei, prepara la valigia e chiude la porta dietro di sé buttandosi alle spalle ciò che c’è stato fra di noi fino a pochi momenti prima. A moltissimi di noi probabilmente è capitato: il momento in cui il nostro partner decide di andarsene è un vero e proprio shock emotivo. Che sia un fulmine a ciel sereno o abbia avuto una lunga preparazione non cambia poi molto: è un fatto che ci “spezza dentro” e ci fa mancare il terreno sotto i piedi.

Le tipiche frasi di circostanza – “Sento il bisogno di riflettere, non so più cosa voglio, è meglio che ci separiamo per un po’…” – hanno il potere di innescare un’enorme sofferenza. Ci sentiamo invasi da un vortice di sentimenti: che sia tristezza, rabbia o gelosia, tutte creano un filtro che travolge tutto ciò che ci circonda.

Fiumi di pensieri cominciano ad assillarci e rendono il tutto ancora più insopportabile: “Avrà un’altra persona”, “C’è qualcosa che non va in me”, “Cosa ho sbagliato?”… Quando una relazione finisce, infatti, cerchiamo a tutti i costi di trovare una spiegazione razionale a ciò che è accaduto andando ad indagare i perché, le cause di una scelta che ci fa stare così male.

Tanto per cominciare bisogna non diventare vittima della sindrome dell’abbandono. Questo è infatti l’atteggiamento più comune, ma anche il meno adatto per affrontare la situazione, perché porta dritti alla depressione da abbandono (o meglio a qualcosa che viene sovente diagnosticato così). Anziché logorarci per mesi andando a rovistare nel passato, dovremmo provare a pensare che gli eventi della vita, soprattutto quelli dolorosi, arrivano per farci cambiare rotta. C’è dolore certo, ma può essere visto come una condanna senza appello, oppure come uno strumento che ci aiuta a far nascere qualcosa di nuovo. Il dolore, cioè, è un processo naturale, funzionale. Nulla in natura accade per caso. Se vi prestiamo attenzione, attraverso il dolore ci stacchiamo dal passato e iniziamo a forgiare un nuovo “me stesso”, con altri interessi, altre passioni, disponibile a nuovi incontri.

Del resto quasi sempre una storia finisce perché ci eravamo “seduti”, trasformandola in una quotidianità monotona, un’abitudine poco spontanea. Il nostro amor proprio non lo ammette e ci fa soffrire, ma molto spesso stavamo tenendo in vita qualcosa che non lo meritava davvero. La “bomba” che esplode a ciel sereno ha la funzione di scuoterci da una vita artificiale e anonima.

Cosa fare allora? La parola d’ordine è stare nel presente e vedere che cosa accade. Se infatti guardiamo bene le nostre emozioni ci accorgeremo che, per esempio, quel corso di ballo seguito con il partner e del quale non abbiamo perso nemmeno una lezione non ci appassiona più, o forse non ci ha mai veramente appassionato. Lo facevamo per compiacere lui. O magari ci rendiamo conto che la furibonda gelosia che sentiamo adesso sta accendendo un eros che in realtà, durante la relazione, era totalmente spento. O che avevamo messo in ombra i nostri passatempi preferiti che ora finalmente possiamo riscoprire…


L’abbandono: cosa non fare

  • Ricercare le cause dell’abbandono cronicizza la sofferenza. Mai chiedersi: “Perché mi ha lasciato?”.
  • No a i sensi di colpa! Non domandarti: “Dove ho sbagliato?”. Quando si è in coppia e la relazione finisce non è mai responsabilità esclusiva di uno dei due partner. Inconsapevolmente vogliono entrambi che il rapporto s’interrompa.
  • Cercare di rimediare al passato: non è risolutivo e non permette di attivare nuove risorse.

L’abbandono: cosa fare

  • Percepisci la rabbia, la tristezza o la gelosia quando arrivano, senza sforzarti di mandarle via: solo così verranno messe in campo nuove energie per trovare le soluzioni giuste per te.
  • Rimani nel presente e osserva che cosa accade, dentro di te e nell’ambiente circostante. In questo modo scoprirai che, mentre si chiude una porta, si aprono nuove possibilità, per esempio si fa avanti un incarico lavorativo che aspettavi da tempo o arriva una telefonata inaspettata che ti apre nuovi orizzonti, interessi o modi di essere

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