La fisica Quantistica
Psico – Quantistica
Il mondo che sperimentiamo con i nostri sensi soggiace alle leggi della fisica Newtoniana: esistono oggetti e persone solide e definite, e le cose accadono seguendo l’ordine causa effetto in un tempo lineare che va dal passato al futuro in uno spazio tridimensionale.
Il mondo infinitamente piccolo dentro e intorno a noi funziona con le leggi della Meccanica Quantistica: le particelle che compongono il mondo e ci compongono, possono essere in due o più luoghi contemporaneamente, possono apparire come particelle in uno specifico spazio e in uno specifico tempo, o come onde diffuse nello spazio e nel tempo, e possono comunicare istantaneamente ad una qualsiasi distanza tra loro (possono trovarsi ai lati estremi dell’universo e interagire istantaneamente).
La fisica Newtoniana è deterministica: data la posizione, la velocità e la direzione, possiamo sapere dove un oggetto andrà.
La fisica quantistica è probabilistica: non possiamo mai sapere con certezza cosa accadrà ad una determinata cosa.
La cosa più importante che distingue il mondo della fisica quantistica dalla fisica newtoniana è che in quella dimensione non c’è più la distinzione Cartesiana tra oggetto e soggetto, osservatore e osservato; l’osservatore influisce su ciò che sta guardando modificandolo, e l’osservato influisce e modifica l’osservatore, nella continua creazione del mondo esistente.
Le nuove idee della meccanica quantistica
Lo spazio non è vuoto.
Ogni cosa è composta di atomi, e tra il nucleo e gli elettroni di
ogni atomo vi sono delle distanze abissali (se, per esempio, il
nucleo di un atomo di idrogeno fosse grande come un pallone,
l’elettrone che gira intorno a lui si troverebbe ad una distanza di
32 km).
Secondo la fisica Newtoniana, lo spazio tra loro sarebbe
vuoto.
Secondo la fisica quantistica, questo è falso. Questo
vuoto contiene enormi quantità di energia che aumenta mano a mano
passiamo a livelli di materia più sottile: l’energia nucleare è
un milione di volte più potente dell’energia chimica.
Le particelle subatomiche non sono solide
Le particelle possono essere descritte sia come oggetti solidi che
occupano un determinato spazio, sia come onde.
Quando sono onda,
sono ovunque in qualsiasi momento. Quando sono particelle, il campo
di probabilità collassa in un oggetto solido che si
posiziona in uno spazio e in un tempo specifico.
Quello che
determina la differenza nella sua essenza, è l’osservatore. Gli
elettroni non misurati o osservati si comportano come onde.
Non appena li sottoponiamo a osservazione, essi collassano in
particelle e possono essere localizzate.
Quando un oggetto è
sotto forma di onda, noi non possiamo sapere cosa accadrà di lui
quando verrà osservato. Questo oggetto esiste in uno stato di
possibilità multiple che si chiama sovrapposizione.
È
come se noi tirassimo una monetina in una stanza buia: noi non
possiamo sapere se è testa o croce. Solo quando accendiamo la luce
la moneta sarà testa o croce; così è per le particelle, quando le
osserviamo (accendiamo la luce) noi facciamo collassare le loro
possibilità multiple in uno stato di oggetto.
Gli atomi si muovono a salti
Quando gli elettroni si spostano da un’orbita ad un’altra, non lo fanno attraverso lo spazio, ma simultaneamente. Scompaiono da un’orbita e riappaiono in un’altra tramite un salto quantico e non è possibile sapere né dove, né quando appariranno. Si possono solo formulare delle probabilità (equazione d’onda di Schrodinger) della loro nuova posizione.
Il principio di indeterminazione di Werner Heisenberg
Nella fisica classica ogni oggetto può essere misurato nella sua posizione e nella sua velocità. A livello quantistico, quando si misura una proprietà, per esempio la velocità, non si può fare per l’altra, la posizione.
La non località
Nella fisica quantistica abbiamo una violazione del principio di località, per il quale ciò che accade in un luogo non può influire immediatamente su ciò che accade in un altro luogo.Einstein era convinto di questo e, affermando che nulla poteva viaggiare a velocità superiore a quella della luce non voleva credere all’ipotesi della non località. Come esempio di infondatezza di questa teoria, affermò ciò che definì azione fantasma a distanza: se due particelle vengono create nello stesso istante e vengono separate e poste ai due estremi dell’universo, se è vera la meccanica quantistica, agendo su una particella, l’altra cambierà istantaneamente per adottare uno stato corrispondente, e questo è assurdo.
Nel 1964 John Bell elaborò una teoria che dimostrava che questo era proprio ciò che realmente accadeva.
Il fenomeno più vistoso di non-località quantistica è rappresentato dall’entanglement. A livello quantistico due o più particelle generate da uno stesso processo o che si siano trovate in interazione reciproca per un certo periodo, rimangono in qualche modo legate indissolubilmente, e grazie al fenomeno di entanglement, ciò che accade a una particella ha degli effetti istantanei anche sull’altra particella, indipendentemente dalla distanza che le separa.
Nel mondo quantico tutto ciò che esiste è interconnesso. Nella fisica quantistica abbiamo una violazione del principio di località, per il quale ciò che accade in un luogo non può influire immediatamente su ciò che accade in un altro luogo.Einstein era convinto di questo e, affermando che nulla poteva viaggiare a velocità superiore a quella della luce non voleva credere all’ipotesi della non località. Come esempio di infondatezza di questa teoria, affermò ciò che definì azione fantasma a distanza: se due particelle vengono create nello stesso istante e vengono separate e poste ai due estremi dell’universo, se è vera la meccanica quantistica, agendo su una particella, l’altra cambierà istantaneamente per adottare uno stato corrispondente, e questo è assurdo.
Nel 1964 John Bell elaborò una teoria che dimostrava che questo era proprio ciò che realmente accadeva.
Il fenomeno più vistoso di non-località quantistica è rappresentato dall’entanglement. A livello quantistico due o più particelle generate da uno stesso processo o che si siano trovate in interazione reciproca per un certo periodo, rimangono in qualche modo legate indissolubilmente, e grazie al fenomeno di entanglement, ciò che accade a una particella ha degli effetti istantanei anche sull’altra particella, indipendentemente dalla distanza che le separa.
Nel mondo quantico tutto ciò che esiste è interconnesso.
Albert Einstein: Dio non gioca a dadi con l’universo
Niels
Bohr: Smettila di dire a Dio cosa deve fare.
Elettroni che si spostano senza usare il tempo, particelle che
interagiscono istantaneamente tra di loro a distanze infinite,
energia che si trasforma in materia e materia che si trasforma in
energia e può apparire ovunque. Il cruccio dei fisici della
meccanica quantistica era proprio questo:come facciamo a far
comprendere tutto questo agli altri?
Trovarono la risposta nella
spiritualità:
Niels Bohr usava come stemma il simbolo dello yin
e dello yang.
David Bhom discuteva con Krishnamurti.
Erwin
Schrodinger teneva lezioni sulle Upanishad indiane.
I fisici
scoprirono che l’universo della fisica quantistica era molto vicino
all’universo dello Zen.
La fisica quantistica ha distrutto una certezza che ha sostenuto
per quattro secoli gli scienziati, i filosofi e tutti coloro che
hanno immaginato di essere altro dal mondo che li ospitava: non c’è
differenza tra l’osservatore e ciò che lui osserva; l’osservatore
è parte dell’osservazione.
Noi siamo implicati nella realtà
che viviamo, siamo co-creatori della realtà che viviamo.
La caratteristica cruciale della teoria dei quanti è che l’osservatore è necessario non solo per osservare le proprietà di un fenomeno atomico, ma anche per determinarne le proprietà. Fritjof Capra Il Tao della fisica.
Noi siamo responsabili in ciò che creiamo, perché
il nostro modo di osservare è compartecipe della creazione della
realtà di ciò che osserviamo.
Noi non siamo neutrali in ciò
che osserviamo, non siamo neutrali in ciò che viviamo. Noi diamo
il nostro senso alla vita che viviamo, e questo influisce
su di lei.
La nostra intenzione è fondamentale per la
creazione, e che la nostra intenzione sia influenzata dalla nostra
pace interiore, o dalla nostra paura, è decisivo per ciò che ne
conseguirà.
Queste sono le basi scientifiche e spirituali a cui Deepak Chopra fa riferimento nelle sette leggi spirituali del successo; questi sono i processi che uniscono l’universo a noi, la creatività infinita del campo di potenzialità pura dell’universo (del Sé) al nostro Sé profondo e che, solo se viviamo in modo distaccato, con purezza interiore, nella pace interiore, si possono attivare.
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