Storia e suggestioni del Tantra


Dagli antichi testi indiani, alla riscoperta negli anni ’70, fino alle pratiche di oggi. Cos’è il Tantra e cosa insegna.


Il tantrismo è un insieme di credenze, pratiche e testi che ci arrivano dall’antica cultura indiana.

Il termine, in realtà, non esiste in sanscrito ma è stato coniato dagli orientalisti occidentali all’inizio del ventesimo secolo: questo perché nei testi di riferimento ricorreva tante volte il suffisso “tantra” e il praticante era chiamato “tantrika”.

Etimologicamente il termine “tantra” si ricollega alla radice verbale TAN, verbo che vuol dire “stendere”, con riferimento a quanto si fa nella lavorazione dei tessuti. Il termine è perciò generalmente tradotto con “telaio”, “ordito”, e quindi in senso lato, “opera”, “testo”.

Esistono infatti numerosi testi tradizionali che insegnano, in modo anche mistico e di difficile interpretazione, la disciplina e il modo di vivere secondo il tantra. Questi testi erano riservati agli iniziati, sempre guidati da un guru che sorvegliava il loro processo di maturazione, intervenendo in caso di perdita delle forze psicologiche, di crisi o di risveglio di traumi passati, come uno psicologo ante litteram.

Il tantrismo trae ispirazione dalla cultura matriarcale degli Harappei, una popolazione che nel II millennio a. C. abitava la valle del fiume Indo. Dopo un lungo periodo di splendore e di pacifico innesto di questa cultura sulle religioni induista e buddista, con l’affermarsi dell’islamismo i seguaci del tantra furono dispersi.

Secondo l’islam era scandalosa l’idea della donna tantrica, non sottomessa all’uomo, anzi centro dell’universo; una donna con il diritto di provare, durante il rito sessuale, un pieno soddisfacimento del proprio piacere fisico.

Questo “femminismo” fu proprio uno degli aspetti che attirarono, tra gli anni ’70 e ’80, i giovani della subcultura New Age e li portarono a riscoprire la tradizione tantrica.

La New Age, infatti, si basava sulla riscoperta, occidentalizzata e anche spesso banalizzata, di fonti antiche dai paesi non occidentali, per fondare una medicina, una religiosità e una sessualità alternative.

Il tantra, infatti, non si basa solo sull’aspetto erotico della vita ma gli riconosce, innegabilmente, un posto d’onore. A partire dagli anni ’70, dunque, sempre più coppie occidentali cercarono una nuova via per il piacere reinterpretando gli antichi insegnamenti indiani. Con alcune esagerazioni come i rapporti di nove ore di Sting.

Ma cos’è la sessualità tantrica? Tutto si basa sulla valorizzazione della donna, dicevamo, e la divinizzazione della sua energia creativa. La donna, nell’atto sessuale, è portata a esercitare questa forza al suo massimo potenziale, e quindi può provare orgasmi multipli. Il soddisfacimento maschile, invece, passava in secondo piano. L’uomo doveva ritardare l’orgasmo il più possibile, con tecniche di controllo del respiro e del tono muscolare, fino a far durare l’amplesso anche diverse ore, e addirittura poteva non raggiungere mai l’apice del piacere.

La motivazione di questa pratica è religiosa: l’energia contenuta nello sperma non doveva essere dispersa prima di unirsi compiutamente all’energia creativa femminile.

Uno dei simboli del tantra è la kundalini, un serpente che giace arrotolato in forma di spirale alla base della colonna vertebrale. Il serpente trattiene un’energia che deve essere liberata, e quando questo succede si srotola, fluendo diritto in tutta la colonna vertebrale e arrivando alla testa. Allora, si attivano nell’uomo le capacità e i sentimenti più alti e si sperimenta la comunione profonda con il cosmo.

L’unione di uomo e donna nel tantra, infine, è rappresentato come l’unione tra due dèi: Shiva e Shakti. La pratica serve a individuare la divinità in ogni essere umano e a realizzarla compiutamente.

In Italia esistono diverse scuole di tantra, tenute da docenti che operano in tutte le principali città. Anche passata la moda New Age, dunque, questa preziosa pratica viene mantenuta attiva.

Ci sono alcune somiglianze tra il tantra e lo yoga, con la differenza che il primo si basa più sulla meditazione che sull’esercizio, e valorizza l’elemento del tocco, del contatto umano.

Leggendo molte interviste a maestri tanta, si nota che essi cercano in primo luogo di difendersi dalla vulgata secondo la quale il tantra sarebbe solo una tecnica sessuale.

I maestri ci tengono a specificare, invece, che si tratta di un percorso di auto-scoperta e meditazione, nel quale la componente erotica non viene sempre trattata esplicitamente; l’obiettivo è liberare le energie della persona per far sì che si possano esprimere anche in quell’ambito, ma non solo.

Secondo Stefano e Corienne Ananda, autori del libro “Amore e Tantra”, vivere secondo le leggi del tantra significa, soprattutto:

«Avere una visione positiva della vita, credere nell’amore e nella coppia ed essere capaci di cogliere la bellezza dalla quale siamo costantemente circondati.»


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